sabato 15 gennaio 2011

WOLLAYTA

Il WOLAYTA, fa parte della "Regione dei popoli del Sud", con Capitale Soddo (40.000
abitanti).
La storia del Wolayta è oscura, più o meno, come quella dell' Etiopia.
Senza andare molto indietro nel tempo, è evidente che un miscuglio di
popoli sia avvenuto nella zona dei Laghi.
Il Wolayta era un piccolo regno indipendente,
con propria dinastia a sistema feudale: fu
travolto dai soldati di Menelik II, che giunsero
sul posto armati di fucili e cannoni,
mentre i guerrieri del re Tona, avevano appena
lance di legno e scudi di pelle .
I vincitori, gli Amara, considerarono i wolayta
come schiavi e tale stato lascerà un'impronta
nel loro animo e nel loro carattere che
si rivela ancora oggi molto riservato e dimesso.
In questa terra di 700 Kmq, si ritrova appenaun milione e mezzo di abitanti, ma per
tutti c'è una rilevante povertà. La popolazione
è abituata a vivere alla giornata, più che
rischiare dietro progettazioni a lunga scadenza.
L'attività predominante della zona è l'agricoltura,
ancora arretrata, e l'allevamento del
bestiame esiste solo su piccola scala.
Il paese uscirà certamente dal suo sottosviluppo,
almeno così noi sogniamo, ma non si
vede quando; sempre con troppa lentezza e
con molto ritardo rispetto alle necessità.La palla di piombo che blocca la crescita
sociale del Wolayta (come di tutta l'Etiopia)
è la frammentazione tribale. La popolazione
si trova ripartita in differenti gruppi, famiglie,
parentele.
I clan sono tassativamente distinti in inferiori e
superiori, nobili e plebei , liberi e schiavi e non è
possibile in nessun modo e in nessuna circostanza
oltrepassare le barriere stabilite dalla tradizione
Il clan, come il DNA, è il segno indelebile della propria individualità.Il Wolayta ha una densità demografica tra le più
alte di tutta l'Etiopia, superiore a 180 per Kmq.
La gente vive in massima parte (circa il 90%) in
umili capanne (Tukul), sparse nelle campagneLa popolazione dà l'impressione che preferisca vivere in strada più che nelle capanne; un momento prestigioso
nella vita sociale del paese è il giorno settimanale del mercato: esso rappresenta un'occasione
importante per le relazioni e gli scambi più impegnativi, un appuntamento che nessuno disattende ed al
quale tutti sono presenti con fedele puntualità.
Lunghe, monotone, interminabili cantilene, accompagnate da battimani e dal ritmo dei tamburi, segnano
i momenti di serenità e di tristezza di questa gente che esprime nella danza tutta la sua vitalità.
La popolazione è giovane perché la media di sopravvivenza non è alta e l'eutanasia è il destino riservato
molto spesso agli anziani.
Uno degli aspetti più spiacevoli della società del Wolayta, come
del resto dell'Etiopia e dell'Africa, è la bassa e avvilente considerazione
in cui è tenuta la donna. Essa vale per quanti figlisa dare e per quanto rende nel lavoro. Il suo destino è: zappare la terra, trasportare acqua, provvedere
la legna, preparare cibi e bevande, correre al mercato a vendere i prodotti del suo lavoro.
La società riconosce all'uomo ampia autorità tanto sulla moglie, quanto sui figli, che manifestano esteriormente questa loro dipendenza, sottoponendosi al dovere di lavargli i piedi.La situazione va cambiando, e cambierà certamente più presto di quanto si pensi, ma le radici provengono
da tradizioni molto antiche e resistono anche ora che la storia ha varcato le frontiere del 3° millennio!
Il Vangelo, che questa terra necessita, può essere un Annunzio, ma prima ancora un' operazione di bene.

Fonte:
Rivista delle Suore Missionarie di Dubbo "10 Anni tra i Wollayta"

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