venerdì 22 aprile 2011

"Fratelli e sorelle ascoltate: noi siamo testimoni di questo fatto: É risorto.
Siamo la voce che si perpetua di anno in anno nella storia,
siamo la voce che si diffonde in cerchi sempre più larghi nel mondo,
siamo la voce che ripete la testimonianza di coloro che per primi lo videro con i loro occhi e lo toccarono con le loro mani e avvertirono la novità e la realtà del fatto trionfante sugli schemi d'ogni naturale esperienza,
siamo i trasmettitori da una generazione all'altra, da un popolo all'altro del messaggio di vita ...
Siamo la voce della Chiesa che annuncia: è risorto.
Il Cristo è risorto".

(Paolo VI, 26/03/1964)

domenica 13 febbraio 2011

L’anno 2010 ha portato al Centro Aiuti
per l’Etiopia una importante serie di
riconoscimenti



Roberto Rabattoni, presidente dell’Associazione, ha ricevuto la croce
al merito dalla Provincia della congregazione dei Frati Cappuccini
(responsabili di molti dei villaggi che sosteniamo);
Monsignor Musiè Ghebreghiorghis, Vescovo della diocesi di Indibir nella
quale sono situati più di 30 villaggi aiutati in varie forme, a nome della
chiesa Cattolica ha consegnato l’attestato di “Padre dei poveri”;
il 16 dicembre 2010, Roberto Rabattoni ha ricevuto l’Award of
excellence, dalle mani dal Presidente della Repubblica etiope. Si tratta di
un riconoscimento che non era mai stato assegnato ad alcuna delle oltre
1.800 associazioni operanti nel paese.
Tre importanti riconoscimenti che giungono dopo 27 anni di attività in
Etiopia.
Così ha recentemente commentato
Roberto Rabattoni: “Questi riconoscimenti,
cari benefattori e volontari, sono vostri,
perché senza il vostro aiuto io avrei
realizzato poco o niente. Vi ringrazio
tutti a nome dei Frati Cappuccini, della
Chiesa cattolica,
del Presidente e del Governo etiope,
ma anche e soprattutto dei bambini, degli ammalati e dei senza voce”.

sabato 15 gennaio 2011

Quando la Nostalgia si fa sentire piu' forte

WOLLAYTA

Il WOLAYTA, fa parte della "Regione dei popoli del Sud", con Capitale Soddo (40.000
abitanti).
La storia del Wolayta è oscura, più o meno, come quella dell' Etiopia.
Senza andare molto indietro nel tempo, è evidente che un miscuglio di
popoli sia avvenuto nella zona dei Laghi.
Il Wolayta era un piccolo regno indipendente,
con propria dinastia a sistema feudale: fu
travolto dai soldati di Menelik II, che giunsero
sul posto armati di fucili e cannoni,
mentre i guerrieri del re Tona, avevano appena
lance di legno e scudi di pelle .
I vincitori, gli Amara, considerarono i wolayta
come schiavi e tale stato lascerà un'impronta
nel loro animo e nel loro carattere che
si rivela ancora oggi molto riservato e dimesso.
In questa terra di 700 Kmq, si ritrova appenaun milione e mezzo di abitanti, ma per
tutti c'è una rilevante povertà. La popolazione
è abituata a vivere alla giornata, più che
rischiare dietro progettazioni a lunga scadenza.
L'attività predominante della zona è l'agricoltura,
ancora arretrata, e l'allevamento del
bestiame esiste solo su piccola scala.
Il paese uscirà certamente dal suo sottosviluppo,
almeno così noi sogniamo, ma non si
vede quando; sempre con troppa lentezza e
con molto ritardo rispetto alle necessità.La palla di piombo che blocca la crescita
sociale del Wolayta (come di tutta l'Etiopia)
è la frammentazione tribale. La popolazione
si trova ripartita in differenti gruppi, famiglie,
parentele.
I clan sono tassativamente distinti in inferiori e
superiori, nobili e plebei , liberi e schiavi e non è
possibile in nessun modo e in nessuna circostanza
oltrepassare le barriere stabilite dalla tradizione
Il clan, come il DNA, è il segno indelebile della propria individualità.Il Wolayta ha una densità demografica tra le più
alte di tutta l'Etiopia, superiore a 180 per Kmq.
La gente vive in massima parte (circa il 90%) in
umili capanne (Tukul), sparse nelle campagneLa popolazione dà l'impressione che preferisca vivere in strada più che nelle capanne; un momento prestigioso
nella vita sociale del paese è il giorno settimanale del mercato: esso rappresenta un'occasione
importante per le relazioni e gli scambi più impegnativi, un appuntamento che nessuno disattende ed al
quale tutti sono presenti con fedele puntualità.
Lunghe, monotone, interminabili cantilene, accompagnate da battimani e dal ritmo dei tamburi, segnano
i momenti di serenità e di tristezza di questa gente che esprime nella danza tutta la sua vitalità.
La popolazione è giovane perché la media di sopravvivenza non è alta e l'eutanasia è il destino riservato
molto spesso agli anziani.
Uno degli aspetti più spiacevoli della società del Wolayta, come
del resto dell'Etiopia e dell'Africa, è la bassa e avvilente considerazione
in cui è tenuta la donna. Essa vale per quanti figlisa dare e per quanto rende nel lavoro. Il suo destino è: zappare la terra, trasportare acqua, provvedere
la legna, preparare cibi e bevande, correre al mercato a vendere i prodotti del suo lavoro.
La società riconosce all'uomo ampia autorità tanto sulla moglie, quanto sui figli, che manifestano esteriormente questa loro dipendenza, sottoponendosi al dovere di lavargli i piedi.La situazione va cambiando, e cambierà certamente più presto di quanto si pensi, ma le radici provengono
da tradizioni molto antiche e resistono anche ora che la storia ha varcato le frontiere del 3° millennio!
Il Vangelo, che questa terra necessita, può essere un Annunzio, ma prima ancora un' operazione di bene.

Fonte:
Rivista delle Suore Missionarie di Dubbo "10 Anni tra i Wollayta"
"Io sono venuto perché abbiano vita
e vita in abbondanza" (Gv. 10:10)
Queste parole di Cristo hanno avuto una risonanza
chiara per noi quando domenica 22 Ottobre 2006,
nella Missione di Dubbo, è stato inaugurato il Centro
per la Vita intitolato al "Bambin Gesù".
Questo progetto è stato avviato nell'aprile 2006,
quando fu trasferito dai Padri Cappuccini alla
Comunità di Formazione a Dubbo. In quel periodo
l'Associazione "Progetto Alem" finanziava la costruzione
dell'attuale struttura del Centro per la Vita
"Bambin Gesù" con i fondi ottenuti attraverso
l'Unione Europea.
Nel febbraio 2008 i nostri bambini sono passati
sotto il patrocinio dei Progetti Cabriniani della
Missione di Dubbo con una tutela legale e potendo
usufruire del sistema di adozione internazionale del
"Centro Aiuti per l'Etiopia", presente ad Addis Abeba
nel "Villaggio Madonna della Vita".
Il Centro per la Vita "Bambin Gesù" è una struttura
che accoglie bambini abbandonati e orfani che vi
trascorrono un periodo di tempo prima di essere
dichiarati adottabili. Il Centro accoglie tutti i bambini
che la polizia locale considera abbandonati o
orfani. Sr. Francisca Coelho Silva MSC e Birkinesh
Yoseph MLC, direttrici del Centro, ricevono spesso
dei bambini - tra i circa 200 finora accolti - che si
trovano già in punto di morte a causa di nascita prematura,
di grave denutrizione o perché esposti ad
elementi ambientali negativi, e con vari problemi di
peso e di salute. I piccoli vengono rinvenuti nei
cestini dei bagni pubblici, in sacchi di plastica,
abbandonati nel cimitero, sul ciglio delle strade e
all'ingresso dell'ospedale, talvolta con il cordone
ombelicale non ancora tagliato, coperti di mosche e
con uno sguardo implorante aiuto per vivere. L'età
dei bimbi che soggiornano al Centro varia da un
giorno (e un peso di circa un chilo) a sette anni.
Dall'apertura del Centro per la Vita "Bambin Gesù", 5
bambini (tutti bébé) sono morti, forse perché sono
stati soccorsi troppo tardi, ormai prossimi alla
10º anniversario
della Missione di Dubbo
Centro per la Vita
«Bambin Gesù»
16
morte. Sono adesso gli angeli del Centro in
Paradiso. La vicinanza del policlinico St. Mary
ha, però, permesso di salvare tanti bambini
arrivati in condizioni precarie.
Nel Centro per la Vita, questi bambini sono
circondati da amore e cure, vengono aiutati in
tutti i modi possibili perché ritrovino salute,
felicità e speranza per il futuro, quando verranno
adottati e diverranno figli/figlie di
genitori che li desiderano come loro bambini.
Le adozioni internazionali verso l'Italia avvengono
tramite il "Centro Aiuti per l'Etiopia",
approvato dai governi italiano ed etiope. In
Etiopia le adozioni sono inusuali per via della
tradizione tribale e dei diritti di eredità.
Questi bambini, quindi, sarebbero stati abbandonati
e lasciati morire fin dalla nascita se non ci fossero stati
la Provvidenza Divina e i disegni del Suo Sacro Cuore!
Come Madre Cabrini ha iniziato le sue missioni negli Stati
Uniti prendendosi cura di tanti bambini abbandonati e orfani,
così anche noi a Dubbo abbiamo fatto la stessa scelta, per
rispondere alla necessità che ci si presentava. Chiamate ad
incarnare nello stesso modo il prezioso Carisma Cabriniano
abbiamo così deciso di accogliere Gesù, che si presenta nella zona
del Wolayta come il più piccolo e bisognoso dei piccoli. Siamo grate,
felici, e ci sentiamo privilegiate nel poter circondare di cure e di affetto
questi bambini indifesi, nel creare per loro un ambiente familiare in una casa e profondi legami fra le
famiglie, e constatare come il Signore sia presente
perché anche loro "…abbiano vita e vita in abbondanza..."



LE SUORE DI DUBBO

sabato 1 gennaio 2011

Sono uno spettacolo questi due piccoli vulcani.
1.Prima c'e' stato un duro lavoro...siamo stati in un'azienda agricola del paese a chiedere il fieno (quello buono) per le renne (e tanto, senno' poverine...).
Poi lo stavamo piazzando in una bella gerla ma le renne sarebbero state scomode a mangiarlo e quindi hanno deciso di sparpagliarlo per bene all'ingresso.



2.Prepariamo una piccola merenda per Babbo Natale, aggiungiamo la sua statuetta perche' sia sicuro che e' proprio per lui e gia' che ci siamo...un mandarino!Tratteniamo la tentazione di fregargli un biscotto...



3.Al mattino, l'ometto si alza, sgrana gli occhi, chiede se Babbo Natale e' passato ma prima di correre in sala.....corre in camera di sua sorella a prenderla per poter andare insieme a vedere i doni!!!
Infine regna l'esaltazione generale...e anche un filo di rammarico perche' Babbo Natale non si e' mangiato tutti i biscotti




Buon NATALE piccoli tesori miei

lunedì 20 dicembre 2010

EVVIVA PISCINA!!

Tra le belle iniziative del post ado...esclusiva in vasca!!